Andare oltre il Pacstrocchio

Nei giorni scorsi il Governo ha annunciato l‘imminente presentazione di un Disegno di legge sui PACS, una delle forme delle cosidette unioni civili.

Si vorrebbero tutelare, in pratica, i diritti dei conviventi siano essi eterosessuali o meno.

Nel mondo cattolico si è subito assistito ad uno stracciar di vesti. L’Osservatore Romano ha parlato di “battaglia senza senso” e “volontà di sradicare la famiglia“.

Mentre il segretario dei DS Piero Fassino, intervistato su RaiTre, ha affermato che “in Italia ci sono centinaia di migliaia di persone che vivono ogni giorno una condizione di convivenza di fatto e credo che sia di buon senso e corrisponda a regole di civiltà stabilire alcuni diritti, a tutela di un più solido rapporto tra due conviventi“.

Io penso invece, modestamente e laicamente, che i conviventi si debbano “attaccare al tram”. Il concetto stesso di cittadinanza si basa sul godimento di diritti a fronte di un’assunzione di doveri. E nei Pacs sento puzza di bruciato, vedendo coppie che ambiscono ad ottenere diritti cercando di svicolare dai doveri.

Vuoi tutele e garanzie? Rimboccati le maniche e sposati! Vuoi convivere ed essere libero, senza alcun vincolo? Perfetto, ma poi non frignare invocando l’approvazione di Leggi in tuo favore.

Bisogna avere il coraggio di chiudere la porta in faccia alle “mezze robe”. La famiglia deve rimanere fondata sul matrimonio, sia esso civile o religioso.
Quale tipo di matrimonio, però? Rifiutare i Pacs, o accrocchi giuridici simili, chiuderebbe le porte a chi al matrimonio non può accedere: gay, lesbiche e transessuali.
Ecco perché è urgente lasciarci alle spalle il dibattito sui Pacs e puntare ad una riforma complessiva dell’istituto matrimoniale, da intendersi finalmente come “unione di due persone”.
Una formula che chiuderebbe le porte alla poligamia, aprendole al tempo stesso a quei cittadini gay, lesbiche o transgender pronti a prendersi un impegno “per tutta la vita”.

Paradossalmente, dunque, mi sento di dare ragione all’Osservatore Romano quando in tema di PACS paventa “una legislazione parallela a quella del diritto di famiglia”. E’ un rischio concreto, e la società non ha bisogno di un “doppio canale” in materia.

Dico dunque no ai PACS e sì ad una riforma del matrimonio, aprendolo a chiunque sia pronto ad accettare i diritti e i doveri che una vita a due comporta.

7 risposte su “Andare oltre il Pacstrocchio”

  1. Purtroppo da noi passare direttamente dal niente al matrimonio per i gay sarebbe un’utopia quindi ben vengano i pacs tanto per cominciare! Per gli etero son d’accordo con te, si sposino o restino liberi senza rompere tanto (e lo dico io che non mi voglio sposare :D), ma di loro/noi sinceramente me ne frego visto che una scelta ce l’abbiamo, mi preoccupo dei diritti degli omo! Insomma sarà un paCstrocchio ma potrebbe essere un primo passo verso una legge migliore in futuro!
    A quelli che parlano di attentato alla famiglia come se due gay non ne formassero una io farei del male fisico, ma proprio tanto eh!!

  2. Mi sembra un sogno..finalmente qualcuno che la pensa come me sui pacs! E’ un pezzo che mi scontro con alcune mie amiche sull’argomento, e finalmente ho trovato chi esprime le mie idee in modo chiaro e concreto e senza falsi moralismi.
    Bravi bravi bravi!

  3. Giusto! La legge sui Pacs è una conseguenza di una scelta ben più grande che questo Governo non vuole prendere: il matrimonio per i gay. Siamo un paese ancora troppo influenzato dalla Chiesa, altro che laico. L’unica alternativa è che vada al Governo un altro Zapatero. Ma per ora c’abbiamo solo la Mortadella …

  4. Hai perfettamente ragione, Boc: molto meglio, a questo punto, che si faccia un vero matrimonio civile fra omosessuali piuttosto che un ibrido insignificante. Tutti vogliono, ma pochi sono disposti a dare. Ami quella persona? Affronta i rischi! Diritti senza doveri, è la morale mortadelliana… Penso ci farò un editoriale a breve. Chissà cosa ne diranno “coloro”… Dark times are coming.

  5. MA I BIMBI?

    Ok sono d’accordo sui pacs, e se i gay si sposano la cosa non mi tocca….
    Dico che per me non è immorale, ma genera dei diritti che sinceramente non so se vorrei dare ad una coppia di omo, IN PRIMIS quello di poter adottare figli.( in questo caso le lesbiche hanno più fortuna)

    Secondo me è proprio su questo nodo che alla fine si va sempre a parare e dove ci blocca sempre!

    Ben venga al matrimonio tra omo e trans (ripeto la cosa mi lascia indifferente forse perchè non ho mai vissuto da vicino tali problematiche), ma non desidero che un bimbo possa crescere in un nucleo famigliare che, parliamoci chiaro, è atipico. Poi sono d’accordo sul fatto che esistano coppie gay molto più unite e, forse con più capacità di crescere un bambino, rispetto a tante coppie etero… Però ho dei seri dubbi che un nucleo “non convenzionale” possa non generare influenze sulla creatura.

    Quindi per tutti gli orfani e bimbi in affido velocizziamo gli iter e diamo la possibilità a tanti potenziali genitori (babbo e mamma) di esserlo, senza dover aspettare anni prima di poter avere la gioia di abbracciare il proprio bambino oppure costringendoli ad adottare all’estero, perchè in Italia la burocrazia è lenta come le lumache ..
    Scusate ma non si può parlare di matrimoni gay senza pensare ai bambini!

  6. @barbara
    effettivamente sul fronte adozioni servirebbe un supplemento d’indagine da parte degli esperti.
    Non perché ci si debba “fidare meno dei diversi”, ma perché nell’adozione il bene del bambino viene prima di qualsiasi ogni altra considerazione.
    Tuttavia non mi sentirai di escluderla in via di principio, anzi…

    P.S.
    Penso che la Valen non possa proprio picchiarti perché, al di là delle affermazioni fatte, resta una persona per la quale il confronto (sano, costruttivo) viene sempre prima dello scontro 😛

I commenti sono chiusi