Una macchina per scrivere bruciata, una vita innocente spezzata, le fiamme dell’odio e i fumi dell’estremismo che avvolgono un palazzo nel centro di Bologna.

Sono passati 39 anni dall’attentato dei Gatti Selvaggi all’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna, a quel tempo in via San Giorgio nel cuore di Bologna.

Quei terroristi di estrema sinistra, epigoni di Prima Linea, volevano colpire un luogo simbolo di quella stampa “rea” di aver criticato i protagonisti della lotta armata. Così, dopo aver derubato i presenti, gettarono una bomba al fosforo negli uffici scatenando un incendio.

A pagare per la loro azione vigliacca fu Graziella Fava, 50enne collaboratrice domestica presso un’anziana signora del piano di sopra, trovata morta per asfissia sul pianerottolo.

A lei il Comune ha intitolato, anni fa, un giardinetto in zona stazione. Questa mattina l’Ordine e il Sindacato, tra lo scarso interesse delle istituzioni, hanno ricordato Graziella Fava assieme ai suoi familiari.

I gruppi armati volevano colpire “i pennivendoli di Stato […] esecutori delle falsificazioni di regime“. Il loro cieco furore ideologico ebbe l’unico effetto di uccidere una lavoratrice incolpevole.