Sul Resto del Carlino di oggi (ma immagino anche sulle altre edizioni del QN) c’è un bel paginone celebrativo della Fieg sull’incoronazione di Andrea Riffeser Monti a nuovo presidente della Federazione editori.

Non si può ancora giudicare il suo operato in questo ruolo, ma giova ricordare come si tratti di un editore a capo di un gruppo che negli anni si è prodigato senza sosta nella sistematica umiliazione dei propri collaboratori.

Ho sperimentato sulla mia pelle, come tanti altri collaboratori abituali del Carlino, il taglio dei già miseri compensi avvenuto a inizio 2006. Così come la beffa di vedere la Poligrafici editoriale (editrice di Qn, Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) disdettare in massa a fine dicembre 2007 i propri co.co.co. “retrocessi” a collaboratori occasionali pur di evadere l’obbligo contributivo previsto dal Parlamento a tutela dei parasubordinati. Giornalisti che scrivevano un minimo di due-tre articoli al giorno sono stati trattati come estranei, dato che secondo l’Editore (per usare le parole della lettera ricevuta a suo tempo) “la collaborazione da Lei prestata per le nostre testate è caratterizzata da una prevalente episodicità”.

Turlupini e giri di parole per tagliare il costo del lavoro sulla parte più debole, i collaboratori. Una forza insostituibile nel lavoro di ogni redazione giornalistica che troppo spesso si prodiga ben più del dovuto per un giornale che sente, in qualche modo, “suo”.

Taccio poi, per carità di Patria, sui continui stati di crisi e le ondate di prepensionamenti messi in atto dalla Poligrafici in questi anni (costi scaricati sul nostro Istituto di previdenza).
Voglio solo rilevare una cosa. Riffeser Monti, nella paginata pubblicitaria autocelebrativa, cita l’articolo 21 della Costituzione, sulla libertà di stampa. Benissimo.

Io ricordo, a lui e agli altri editori Fieg, che esiste anche l’articolo 36 secondo il quale “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Non si può leggere e applicare la Costituzione ad articoli alterni. E questo vale per tutti, editori, governanti, cittadini e lavoratori.