Tempo di spettacoli

La scuola delle mogli

Nelle ultime settimane, mentre l’estate scorre veloce, ho assistito ad un gran numero di spettacoli.

Il proliferare degli eventi, con l’arrivo della bella stagione, assume un andamento esponenziale ormai ovunque e non vi è davvero che il proverbiale imbarazzo della scelta…


Ma come ogni estate non ho voluto perdermi (per lavoro e per diletto) il Plautus festival di Sarsina, una rassegna di teatro all’aperto intitolata al commediografo latino Tito Maccio Plauto. Nell’arena di Calbano, quest’anno, sono stati davvero in pochi a deludere. Fonti autorevoli mi hanno detto (io quella sera mancavo) che persino il laboratorio teatrale di Beppe Arena quest’anno è stato gradevole. Una novità non da poco, dopo le emetiche performance del laboratorio che gli spettatori hanno dovuto sorbire gli anni passati.

Quasi scontati i complimenti a Giuseppe Pambieri (e sua figlia Micol), che si conferma una vera garanzia di divertimento e professionalità per il pubblico dell’arena. La sua “Scuola delle mogli” (Molière) ha registrato il tutto esaurito nonostante la serata fosse a rischio pioggia. E la gente, rapita dallo spettacolo, ha cominciato a ignorare gli stimoli esterni e a non sentire più il freddo né il vento gelido (tanto che c’è chi si è ammalato…).

Sentimenti contrastanti invece per “La tempesta” di Shakespeare diretta da Walter Manfrè. Presi singolarmente alcuni attori sono stati soddisfacenti. Personalmente mi ha convinto Virginio Gazzolo (nella seconda parte) e non ho disdegnato l’impeto di Benedicta Boccoli. Ma nel complesso non ha reso per niente la scelta volutamente grottesca di adattare “alla maniera del circo” le battute dei personaggi. Ed anche il ritmo è scivolato spesso nel letargico: più di una volta ho rischiato l’abbiocco fatale. Non rimpiango certo la versione di Latella vista al Bonci due anni fa (tra pelouche, freccette e attrici sul viale del tramonto), ma viene da chiedersi se sia possibile riuscire a mettere in scena una Tempesta “come Dio comanda”.

A Cesena, invece, ho seguito “I suoni dello spirito” nel chiostro della millenaria basilica di Santa Maria Assunta, in programma tutti i venerdì d’agosto. Un mix di letture, canti, musiche e poesie capace di spaziare dall’antico al contemporaneo. E che riserva sempre qualche sorpresa. Che il Quartetto Myricae di Ravenna sia una garanzia ormai non fa più testo, le loro performance sono fuori discussione. La sorpresa invece è venuta dagli Tziganotchka, interpreti di musiche dell’est europeo, scovati dal direttore artistico Paolo Turroni alla Scuola di musica popolare di Forlimpopoli. E di Turroni sono anche le interessanti note sinottiche che precedono i testi recitati nel corso della serata (indispensabili nel caso degli autori cinesi declamati in “Ex oriente lux“). Peccato solo per la lunghezza delle stesse, forse più adatte ad una lezione scolastica che ad introdurre delle poesie 😛

Un’estate tutta cultura e spettacoli impegnati dunque? Certo che no! Basti citare come colonna portante del mio svago lo spettacolo finale, all’Idroscalo di Milano, che ha chiuso a fine luglio il tour “Coèsi se vi pare” di Elio e le Storie Tese e Claudio Bisio. Due ore e mezza di musica, gag e spettacolo allo stato puro tra artisti legati da una più che ventennale amicizia. Uno spettacolo disseminato di tributi, dal Prokofiev storpiato di “Pierino è il lupo” alla scena del taglialegna ricchione resa celebre dai dissacranti Monty Python.
E che ha avuto il suo degno epilogo nel brindisi di backstage con gli EELST, Bisio e le fave (grazie a Marok per la foto con il super-chitarrista Civas-Cesareo!) 😉

Cesareo e Boch

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