In nome di quattro gatti

Giustizia tra nubi e schiarite

Ieri, forse, è stata l’ultima volta con cui ho parlato con un magistrato.

Ero a Forlì a seguire un processo di Corte d’Assise per il telegiornale ed ho scambiato due chiacchiere con un Sostituto procuratore.

Non dovrebbe esserci nulla di male: abbiamo discusso solo di atti pubblici, che ho usato in parte per il mio servizio. Niente di illegale. Almeno per ora. Dal 18 giugno infatti entreranno in vigore le norme di riorganizzazione delle Procure, uno dei tanti frutti avvelenati della riforma della Giustizia voluta dal Governo Berlusconi. E con le nuove regole i magistrati non potranno in alcun modo parlare con i giornalisti, nemmeno per discutere di fatti di dominio pubblico, pena pesanti sanzioni disciplinari.

Una legge che rischia di essere veramente la pietra tombale della cronaca giudiziaria, come del resto ha denunciato la Fnsi.

Ma la cosa triste è che, a quanto sembra, il nuovo Governo sembra aver preso sottogamba queste storture. Proprio oggi il neo-guardasigilli Clemente Mastella ha presentato il disegno di legge che dovrebbe congelare la riforma Castelli fino al marzo del 2007, chiedendo per esso una corsia preferenziale in Parlamento. Se tutto va bene, però, le nuove norme saranno approvate solo a fine luglio, prima della pausa estiva delle Camere. Almeno un mese dopo l’entrata in vigore delle norme sulla riorganizzazione delle Procure.

Con la cronaca giudiziaria imbavagliata, per il cittadino-sovrano diventerà quasi impossibile rendersi conto come viene amministrata la giustizia in suo nome. Così, da metà mese, tutte le sentenze saranno pronunciate «In nome di quattro gatti» e non più «del popolo italiano».

3 risposte su “In nome di quattro gatti”

  1. Un’altra mazzata per i Paparazzi.

    Mi sembra poi una cavolata. Se non vi vogliono nelle aule come fanno poi a denunciarvi? 😛

    (Per la serie: “ora voltatevi tutti quanti. Sto per commettere un crimine”)

  2. Secondo me invece qualche magistrato ringrazia: quelli che dovevano sorbirsi le molestie dell’Assunta Montetroione. Ah ah ah

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