Piccolo bilancio di fine mandato, in attesa delle urne

Tempo di elezioni, termina qui il mio servizio al Consiglio nazionale dell’Ordine

Sono stati quattro anni intensi e inaspettati. Quando, nella primavera del 2013, un gruppo di amici mi chiese la disponibilità a candidarmi a consigliere dell’Ordine dei Giornalisti ci rimasi di stucco. Pur essendomi sempre interessato alle regole della professione, aiutando altri giornalisti a districarsi nel ginepraio delle norme, non avevo mai preso in considerazione un simile impegno. Tanto più nell’Ordine che, a differenza del sindacato o dell’Inpgi, come ente pubblico rappresenta il “lato noioso” della professione, quello fatto di regole da applicare, carte deontologiche e azioni disciplinari. Decisi comunque di mettermi in gioco. Le urne premiarono la nostra squadra (lista Gi.Pu.) e, forte di 180 voti di preferenza di colleghi emiliani e romagnoli, risultai eletto Consigliere nazionale dell’Ordine (secondo giornalista più votato in regione).

L’impatto con il Consiglio nazionale non fu dei migliori. Mi trovai di colpo in una struttura pletorica, normata da procedure barocche, figlia di una legge (la 69/1963 unitamente al decreto del ‘65) che mostra tutto il peso dei suoi anni. Non mi aspettavo, poi, un clima così politicizzato, fatto di gruppi, fazioni o correnti impegnate in un continuo fare e disfare tele e alleanze. Alcuni consiglieri provarono a rassicurarmi: “io ho impiegato tre mandati solo per capire dove mi trovavo – mi disse uno – non c’è nulla di male a essere disorientati”.

Eppure, con il tempo, sono riuscito a ritagliarmi un ruolo operativo in seno al Cnog. Prima operando nel Gruppo di Lavoro “Precari e Freelance”, coordinato da Nicoletta Morabito, dove ho contribuito alla redazione del volume “Giornalisti e cause di lavoro: quando si vince, quando si perde”, un’utile raccolta di sentenze (molte di Cassazione) su temi chiave per i precari. Vademecum che abbiamo presentato in diverse città italiane, incontrando tanti colleghi umiliati da compensi risibili. Nei due anni di attività nel gruppo, ho seguito anche la vicenda dell’Equo compenso, un provvedimento che tante aspettative ha generato nei colleghi e che solo l’intervento dell’Ordine nazionale (autore di un ricorso, accolto, alla Giustizia amministrativa) ha salvato dal binario morto al quale si stava avviando per colpa di un accordo iniquo stretto tra Governo, editori e sindacato.

Negli ultimi due anni, invece, il mio impegno si è concentrato nel gruppo di lavoro “Fare il giornale nelle scuole”, coordinato dal collega Salvatore Campitiello. Potrà far sorridere qualcuno, ma passare in rassegna centinaia e centinaia di giornalini scolastici provenienti da tutte le regioni italiane, premiando ogni anno i migliori, mi ha fatto intravedere un barlume di speranza per la nostra sempre più bistrattata professione. Ci sono ancora bambini, ragazzi e giovani che cercano notizie, le riportano in forma di articoli, ragionano con i loro insegnanti sulla gerarchia di un menabò, provano a smontare bufale e verificare fatti e fonti, si cimentano in inchieste sul campo. Aver portato in Romagna, nella mia Cesena, le ultime due cerimonie di premiazione di questo importante concorso nazionale (con annessi forum di confronto tra studenti e personalità del giornalismo) è stato molto impegnativo ma fonte di grande soddisfazione.

Dal febbraio dello scorso anno, inoltre, ho operato anche come Delegato del Consiglio nazionale dell’Ordine presso l’Istituto per la Formazione al Giornalismo (Ifg) di Urbino, partecipando in commissione agli esami di fine anno e a quelli di ammissione al Master post-universitario.

Tra i provvedimenti più significativi del Cnog uscente vorrei ricordare l’estensione del “Ricongiungimento” (per permettere ai pubblicisti che vivono di questo mestiere di accedere all’esame da professionista), la nascita del “Testo unico dei doveri del giornalista” (in luogo delle tante Carte deontologiche precedenti), l’impegno a sostenere economicamente gli Ordini regionali sul fronte della formazione continua, per assicurare aggiornamenti gratuiti e di qualità ai colleghi (opportunità che l’Ordine nazionale garantisce anche per mezzo di numerosi corsi online).

In tema di formazione, sul territorio cesenate ho contribuito all’organizzazione di importanti corsi di aggiornamento professionale, come quello sulle tematiche sanitarie dell’aprile scorso patrocinato dall’Ausl Romagna (messo in campo con l’entomologo-pubblicista Claudio Venturelli e la Snop), o quello sul linguaggio di genere con la collega Gegia Celotti.

C’è una cosa, però, della quale vado particolarmente orgoglioso ed è quella di aver sostenuto l’azione dell’esecutivo guidato dal presidente Enzo Iacopino. In Consiglio non ho votato sempre e comunque in linea con la maggioranza, qualche voto di coscienza c’è stato negli anni, ma mi fregio di aver sostenuto un presidente impegnato come mai in precedenza nella difesa degli “ultimi” della professione, i più sfruttati e senza voce. E lo ribadisco, con forza, oggi che Iacopino non è più presidente. In un momento in cui tanti gli hanno voltato le spalle, pensando a comodi riposizionamenti, voglio rivendicare con forza la sua incisiva azione di governo dell’Ordine nazionale, sempre condivisa con il vicepresidente Santino Franchina e il segretario Paolo Pirovano, volta a tutelare la dignità professionale dell’intera categoria.

Ultimo, ma non da ultimo, vorrei chiudere con un cenno al territorio. I colleghi della Romagna lo sanno: ci sono stato, sempre. Il mio telefono ed il mio tempo sono sempre stati a disposizione di pubblicisti e professionisti, colleghi o aspiranti tali. Ho risposto a tutti al meglio delle mie possibilità: non sempre il mio interlocutore ha avuto la risposta che si aspettava, sempre (almeno così mi auguro) ha avuto quella corretta ai sensi di norme e leggi. Questo deve fare, a mio avviso, un consigliere dell’Ordine, gravato della responsabilità di essere un pubblico ufficiale.

Ora la mia esperienza al Consiglio nazionale si conclude. La riforma dell’editoria (approvata dal Parlamento nell’ottobre 2016 e completata dai decreti attuativi del maggio scorso) ha tagliato drasticamente i seggi disponibili al Cnog, tanto che i pubblicisti dell’Emilia-Romagna passeranno da cinque rappresentanti ad uno solo. Il mio gruppo (Gi.Pu.) ha individuato come candidato a Roma il collega Alberto Lazzarini, la cui vasta esperienza potrà risultare decisiva in questa fase di “cambio di pelle” del Consiglio nazionale dell’Ordine.

Il mio impegno, comunque, non viene meno: sarò candidato al Consiglio regionale OdG dell’Emilia-Romagna, assieme ai colleghi Emilio Bonavita (vicepresidente regionale uscente) e Mario Paolo Guidetti (altro consigliere nazionale uscente). Con noi si presenta anche Francesca Caggiati, in corsa per i Revisori dei conti regionali.

In questi quattro anni al Cnog (tre di mandato, uno di proroga) ho cercato di dare il massimo, nella mia pochezza, consapevole di essere stato caricato di una grande responsabilità dai colleghi. Cercherò, ancora una volta, di essere degno della vostra fiducia per continuare a servire la categoria “con disciplina e onore”, così come la Costituzione prevede per i cittadini investiti di funzioni pubbliche.

Ci vediamo ai seggi il primo ottobre!

P.S. Non fatevi intimorire dalla visita del Papa: il seggio di Cesena sarà facilmente accessibile. A presto con maggiori info 😉

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