Praticantato giornalistico, nuovi criteri in discussione

Nuove modalità in vista per accedere al praticantato da giornalista professionista. Saranno discusse nei prossimi giorni dal Consiglio nazionale dell’Ordine, come superamento sia del “ricongiungimento” che del praticantato freelance.

Il ricongiungimento, giova ricordarlo, nacque nove anni fa come misura temporanea (triennale) per garantire l’accesso all’esame a quei giornalisti pubblicisti che, nei fatti, svolgono la professione in via prevalente se non addirittura esclusiva.

La bozza delle nuove linee guida, già discussa in conferenza dei presidenti e vicepresidenti regionali OdG, non prevede più il riconoscimento retroattivo dei 18 mesi di praticantato, bensì l’accesso al registro dei praticanti per chi ha lavorato come giornalista in via prevalente per almeno sei mesi nell’anno precedente, con una retribuzione minima pari alla metà del minimo tabellare del praticante (400 euro mensili circa).

Nei 18 mesi di praticantato, l’aspirante collega sarà affiancato da un giornalista professionista, in veste di tutor, designato dall’Ordine regionale.

Viene poi reintrodotto l’obbligo di frequentare un corso alla fine del praticantato e prima di sostenere l’esame, corso che era stato reso facoltativo qualche anno fa, oltre ad una serie di corsi semestrali intermedi.

A mio avviso si tratta di una presa d’atto, da parte del Cnog, che la realtà editoriale non è più quella di un tempo. In uno scenario professionale fatto di contratti da praticante elargiti col contagocce, o di master costosissimi, l’Ordine nazionale ha pensato con queste nuove linee guida di aggiornare le modalità di accesso alla professione.

Il problema è che le modalità di accesso alla professione non le può stabilire l’Ordine, bensì la legge. Per questo il documento, non a caso, è stato chiamato “Criteri interpretativi dell’art. 34 legge 69/1963 sull’iscrizione al Registro dei praticanti”.

Ora, l’Ordine può certamente agire nelle pieghe della legge con propri criteri interpretativi. Lo ha sempre fatto. Qui però mi sembra, parere personale, che si stia andando un po’ oltre.

Il rischio che vedo è che si ripeta, con queste norme, quanto avvenuto in passato con il cosiddetto “foglio rosa” per gli aspiranti pubblicisti. Una idea buona, sulla carta, pensata per limitare il potere di ricatto degli editori. Idea poi bocciata dal ministero vigilante perché eccedente i compiti dell’ente.

Il tema è complesso e importante. Aspettiamo che il Cnog approvi il testo definitivo prima di dare ulteriori giudizi.