Pochi giorni fa ho superato l’esame di Stato per diventare giornalista professionista e la cosa ha stupito diversi amici e colleghi. Non per scarsa fiducia nelle mie capacità, semplicemente erano convinti che fossi già tale.

Ora, il perché non abbia dato l’esame in precedenza (pur avendone la possibilità da anni) penso che non interessi a nessuno. Al tempo stesso, però, parlare della cosa può far comprendere meglio ai non giornalisti (e pure a certi colleghi!) come funziona il nostro bizzarro Ordine professionale, vincolato a leggi che risalgono ormai a sessant’anni fa.

Riporto dunque di seguito, per ragioni di pubblica utilità, una sintesi dei botta e risposta avuti negli ultimi giorni.

Lo faccio anche per ragioni pratiche… i prossimi amici sconcertati verranno indirizzati direttamente a questo post, evitandomi la noia di ripetere sempre le stesse cose a mo’ di disco rotto ?

* Ma non eri già professionista?!
– No, ero giornalista pubblicista.

* Che vuol dire?
– Che, più di vent’anni fa, ottenni l’iscrizione all’Ordine per un’attività biennale continua e retribuita (requisito essenziale) in testate d’informazione.

* Ma quanti tipi di giornalisti esistono?
– Posto che sui giornali possono scrivere anche i non giornalisti (a differenza di altri campi, dove l’iscrizione agli Ordini è condizione tassativa per esercitare), in Italia ci sono i giornalisti professionisti e i giornalisti pubblicisti.

I primi devono superare l’Esame di Stato (dopo un praticantato nelle redazioni, un master di giornalismo o altri percorsi di accesso), mentre ai secondi basta dimostrare di essere stati pagati per due anni (con continuità) per ottenere una sorta di riconoscimento “sul campo”.

* Perché hai fatto l’esame adesso? Cosa ti cambia?
– L’ho fatto per soddisfazione personale. E non mi cambia nulla, dato che il mio contratto di lavoro (Fnsi-Fisc) non opera distinzioni tra redattori professionisti e redattori pubblicisti (a differenza del contratto Fnsi-Fieg).

* Perché non lo hai dato prima?
– Perché una volta diventati professionisti, i giornalisti sono tenuti all’esclusività professionale. Non possono, cioè, accettare lavori non giornalistici, nemmeno in piccola parte.

Mentre i pubblicisti, pur essendo giornalisti a tutti gli effetti, possono svolgere contemporaneamente lavori in altri campi.

* E tu facevi anche altri lavori?
– In alcuni periodi sì, alternando attività impiegatizie a lavori informatici in affiancamento al giornalismo. Questo perché ho sempre preferito rifiutare, per dignità e deontologia, offerte di lavoro giornalistico con compensi indecenti (ce ne sono una marea in giro!), compensando sul fronte delle entrate con lavori “normali”.

Da un po’ di tempo a questa parte lavoro solo come giornalista e dunque, essendoci finalmente l’esclusività, non potevo non dare l’esame (ragioni etiche, nessun obbligo).

* Dunque, ora sei professionista?
– Sì e no. Nel senso che superando l’esame ho ottenuto il titolo. Bisogna però registrarsi come tali al proprio Ordine regionale. E per ora ho deciso di restare iscritto all’elenco dei pubblicisti.

* Ma non avevi detto che hai smesso con gli altri lavori e fai solo il giornalista?
Resti pubblicista a che pro?!
– Perché sono stato eletto consigliere dell’Ordine dei giornalisti dai colleghi pubblicisti. I pubblicisti eleggono una quota di pubblicisti, i professionisti una quota di professionisti. Poi una volta in Consiglio si è consiglieri di tutti. Ma se transitassi da un elenco all’altro del nostro Albo decadrei da consigliere.

* Ah, dunque lo fai per conservare la poltrona!
– Lo faccio per far risparmiare l’Ordine. La “poltrona” da consigliere regionale, fino a due anni fa, non prevedeva alcun compenso. Da giugno 2020 è previsto un gettone di presenza simbolico (nel mio caso sono circa 35 euro al mese), ma si resta nell’ambito del volontariato. Anche perché i consiglieri non possono accettare compensi per docenze e hanno vincoli stringenti.

* Restando consigliere l’Ordine risparmierebbe… come?
– Alle ultime elezioni sono passato al primo turno, senza andare al ballottaggio, come gli altri colleghi del gruppo Gi.Pu.

In caso di dimissioni o decadenza, dunque, non potrebbero esserci ripescaggi: l’OdG Emilia-Romagna dovrebbe convocare una elezione supplettiva (spendendo migliaia di euro in allestimento seggi, convocazioni, schede ecc.) per eleggere un solo consigliere pubblicista da tenere in carica fino a fine consiliatura (ottobre 2024). Questo perché si può “ripescare” il primo dei non eletti solo se quel candidato ha superato la maggioranza assoluta dei voti al primo turno.

* E quindi?
– E quindi cerco di agire, come sempre, con buon senso. Negli anni ho rifiutato compensi inadeguati (per non essere complice nella distruzione del nostro disastrato mercato del lavoro) rimandando a oltranza il passaggio; ho dato l’esame anche se non avrò benefici economici dall’essere professionista; resto consigliere per ora per far risparmiare qualcosa all’Ordine. Cerco, nel mio piccolo, di seguire le norme di legge da un lato e la coscienza dall’altro.

Nota finale: se sei arrivato a leggere fino a qui senza addormentarti… ti faccio i miei complimenti! ?

Post-scriptum per i colleghi: quale che sia il mio futuro ordinistico, da consigliere o meno, io ci sarò sempre per voi. Per qualsiasi dubbio resterò a disposizione ?