Una strana coppia di giornalisti

Photo by Avlxyz La settimana scorsa sono andato assieme a Turro a parlare di giornalismo agli scout di San Rocco. Un invito giunto inaspettato, ma che mi ha fatto passare una serata inconsueta e stimolante.

Dovevamo parlare mezzora, tre quarti d’ora al più. Siamo stati lì, invece, quasi due ore. Le curiosità e le domande sul giornalismo, sui limiti, le forme e il ruolo di questo mestiere strano, hanno avuto il sopravvento sull’orologio.

Una delle domande che più mi ha colpito riguardava il rapporto tra lettori e giornalisti. Perché al giorno d’oggi – mi è stato chiesto – nonostante la forte scolarizzazione ed il livello culturale più elevato di molte persone, i giornalisti continuano a proporre articoli usa-e-getta, tanto nello stile quanto nei contenuti?

Una domanda, a mio avviso, che tocca il cuore della professione sotto molti aspetti. Il mestiere del giornalista dovrebbe avere sempre alla base un solido rapporto di fiducia con il lettore. Chi compra un giornale sa che di quei giornalisti si può fidare, sa che mentre lui è al lavoro ci sono persone che vanno alla ricerca di notizie utili e le verificano. Almeno in teoria.

Ma quando si scrive un articolo non si può pensare ad un solo tipo di lettore, men che meno al lettore colto o d’istruzione al di sopra della media. Si scrive per arrivare a tutti. E non per formare. Personalmente provo ribrezzo verso il giornalismo inteso come forma di pedagogia. Come modo per educare le masse. Il giornalismo non può e non deve fare formazione. Può e deve all’opposto dare informazione. Che verrà usata dal lettore, in tutta libertà, per chiarirsi le idee in autonomia.

Indirettamente, dunque, il giornalismo in-formando… forma. Può sembrare un banale gioco di parole ma non è così. Solo rispettando la mente del lettore, che per nostra grazia ha deciso di leggerci, potremo da giornalisti fare un servizio alla società. Solo facendo circolare notizie fresche nel sistema sanguigno della democrazia potremo dare al cittadino sovrano (e non suddito!) gli strumenti per poter esercitare il suo potere in consapevolezza e libertà.

Detto in soldoni: bisogna scrivere senza guardare in faccia a nessuno, pensando solo all’utilità che potrà avere quello che scriviamo per il nostro lettore-cittadino-sovrano. Senza proporgli scorciatoie o comodi giudizi, ma dandogli fatti, dati e notizie. Anche le interpretazioni vanno bene, se non ci si maschera dietro una finta indipendenza, spiegando chiaramente alla luce di che cosa abbiamo accostato due o più fatti per arrivare ad un giudizio. Ma senza mai avere l’arroganza di propinare al lettore giudizi e sentenze preconfezionate. Perché i nostri pezzi possano davvero essere parte, sia pur piccola, di quella civica cassetta degli attrezzi usata da ciascuno per costruire il futuro della società.

Ovviamente la ricerca di semplicità non deve tradursi, come spesso accade, in sciatteria. Ma questo è un altro discorso, così come questa è stata solo una piccola parte dei tanti argomenti trattati.
Ma mi ha confortato, in un panorama informativo sempre più desolante, poter parlare per un paio d’ore di etica professionale come di una questione viva, centrale, e non un ferrovecchio d’altri tempi.

8 risposte su “Una strana coppia di giornalisti”

  1. I tuoi aforismi colgono sempre nel segno 🙂
    In Italia quella linea è sbiadita da un pezzo.
    Come canterebbe il tuo Pollo: There is a fine line, between recklessness and courage… 😛

  2. Che bello! Protagonista del tuo blog!! Hai ragione, è stata una bellissima serata, con argomenti importanti e, direi, fondamentali. Il rispetto di chi legge, l’onestà, la chiarezza, a se stessi e agli altri, sono le basi di tutto. Altrimenti ci si riduce a imitare certi giornalisti che fanno solo da megafoni o reggicoda…
    DARK TIMES ARE COMING

  3. @Zonda
    Ancor meglio direbbe Elio: “Ho molta paura” 🙂

    @Paolo
    Il primo sigillo dell’Apocalisse si schiuse con l’attivazione della Wi-Fi area in casa tua 🙂
    Ora questo è un altro segnale dell’Armageddon imminente.
    Perché Turro sta all’informatica come Cicciolina alla clausura 😛

  4. Anzi, penso che anche in un convento di clausura la cara Cicciolina avrebbe trovato del buono da fare….
    E pensa che ho anche risposto tramite myspace a delle mie studentesse che chiedevano info su Eliogabalo (che non c’entra con Elio…) Penso di aver aperto un paio di sigilli, con questa rivoluzione informatica!!!!

I commenti sono chiusi