Un neofita al CNOG

2013-06-18-1187Burocrazia, accordi, sorrisi e coltelli. I primi due Consigli nazionali dell’Ordine dei giornalisti (3 giorni a giugno, 3 giorni a luglio) ci hanno impegnato in una lunga serie di votazioni. Prima le cariche di vertice (presidente, vicepresidente, segretario e tesoriere), poi il resto dell’esecutivo, i revisori dei conti, i consiglieri di disciplina (distaccati in organo autonomo), infine le quattro commissioni permanenti (giuridica, ricorsi, cultura, amministrativa).

Chiamata nominale per voto segreto, seconda chiama, lento scrutinio delle schede cartacee. Ripetizione del tutto con nuovi quorum, fino ai ballottaggi. Procedure lente, quasi barocche, in un’epoca dove tutto ormai è digitale e “leggero”. Trattandosi di adempimenti previsti dalla legge però (quella del ’63 istitutiva dell’Ordine e il regolamento attuativo del ’65) non era possibile fare diversamente: solo il Parlamento può cambiare le procedure.

Al prossimo Consiglio, convocato per settembre, dovremmo cominciare a parlare di cose concrete. O almeno questo è l’auspicio.

Il mio approccio al Consiglio è avvenuto in punta di piedi. Non poteva andare diversamente. Da neofita mi sono fidato della squadra al momento del voto, cercando comunque, nei limiti del possibile, di approfondire un po’ meglio il profilo dei diversi candidati. Qualcuno scherzando mi ha rassicurato dicendo: “ho speso i primi tre mandati solo per capire dove mi trovavo e cosa fare per poter dire la mia”. Personalmente spero di metterci meno 😛

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Stagionali in riviera e l’illegalità che si perpetua

Passano gli anni ma le condizioni di lavoro degli stagionali in riviera non migliorano, come ben testimonia “Presa diretta” di questa sera (Rai 3). Gli albergatori romagnoli si confermano saldi nel malaffare e nel disprezzo della legge.

Le mie esperienze sul campo risalgono all’estate del 1991. Purtroppo sembra sia cambiato ben poco da allora. In quell’estate di 22 anni fa andai a lavorare, minorenne, come cameriere d’albergo a Cesenatico. Con contratto fittizio: poco meno di 7 ore al giorno (con giorno libero) sulla carta, dalle 12 alle 16 ore al giorno (senza giorno libero) in pratica. Straordinari non pagati se non in minima parte e, ovviamente, in nero. Mi venivano concessi, però, il vitto e l’alloggio: gli avanzi delle cucine e una brandina nello sgabuzzino di detersivi e scope (e vi assicuro che dormire tra i miasmi dei flaconi di candeggina non è piacevole).

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Le mie impressioni su Windows 8

Premetto, questa non è una recensione di Windows 8. E’ solo un insieme di pensieri che ho messo in fila a furia di rispondere ad amici confusi che chiedevano il mio parere in merito. Messi nero su bianco spero possano dissipare i dubbi di qualcuno.

Nel caso i dubbi persistano, e il nuovo ambiente Windows proprio non convinca, si può sempre valutare di concentrare altrove il proprio (prezioso) tempo di apprendimento, magari con un cambio di parrocchia verso Linux abbracciando la filosofia del software libero.

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Il Due Giugno, un simbolo della Religione laica della Patria

So di andare controcorrente e che molti amici mi criticheranno per queste righe. Ma io ritengo che la parata del 2 giugno, festa della nostra Repubblica, sia un momento importante. Va ridimensionata, certo, ed in questo senso il fatto che sia stato deciso di non farvi prendere parte le Frecce tricolori, oltre a mezzi di altri reparti, mi sembra un segno di doveroso rispetto nei confronti delle vittime dei recenti terremoti.

Ma una festa di questo tipo non rappresenta una mera “passeggiata” di uomini e mezzi, bensì un vero e proprio rito laico.

Storiografie diverse si ritrovano concordi nel constatare il fallimento, negli ultimi due secoli, di ogni tentativo di diffondere in Italia una religione laica della Patria. Una “religione” non da contrapporre al cattolicesimo o alle fedi delle diverse persone (da rispettare sempre, al pari delle idee), ma una sorta di sentire comune, tanto più indispensabile alla formarsi di nuove istituzioni statali. Una specie di educazione civica per le masse, divulgata per mezzo di momenti pubblici.

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Quale formazione per i giovani collaboratori?

Nonostante questo mio sito non venga aggiornato da tempo (nell’era dei social network il blog di tipo classico è un po’ negletto) noto dalle statistiche d’acceso un vivo interesse per i post relativi al giornalismo.

Di recente una mia vecchia considerazione ha riacceso il dibattito sul trattamento e la formazione dei collaboratori, un tema che non perde mai di attualità. Preso dalla foga, ho trasformato un mio commento in un lungo papiro.

Non di meno, resta aperta la domanda: quale può essere la migliore formazione per un collaboratore? Le redazioni di oggi vedono i giovani collaboratori come persone che si “mettono a bottega”, e dunque da formare e far crescere,  o piuttosto come carne da cannone buona solo da sparare alle conferenze stampa e riempire pagine?

Il cancro dell’informazione


Stampa periodica
Che il giornalismo italiano sia malato, più ancora di quello di altri paesi, non vi è ombra di dubbio. Ma la colpa, checché ne pensino Grillo e compagnia cantante, non è dei giornalisti tout-court e del loro Ordine. La malattia ha un nome preciso: pubblicità.

Sono gli sponsor, gli inserzionisti, i “partner pubblicitari” a permeare come un cancro strisciante il mondo dell’informazione.

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Visioni di legalità

Il fascio contro Saffi

Sei un fascista. Sei un comunista. Sei un sionista. Sei un bugiardo. Sei al soldo di qualcuno. Quante volte ho sentito questo ritornello. Quante volte ho sorriso dentro di me osservando la bava alla bocca del mio interlocutore.

Ultimamente alla cantilena di affronti si è aggiunto Stefano Severi. Che definisce “vomitevole” il mio recente articolo sulla questione del Confino, l’ex scuola elementare di Ponte Cucco occupata dagli anarchici.

Per Severi a muovere la mia penna sarebbe l’odio nei confronti di un nemico. Stessa sorte è riservata al consigliere repubblicano Luigi di Placido.

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Mi accontento di poco

A volte basta poco per ritrovare il sorriso. Oggi, come di consueto, stavo cercando ansiosamente di incastrare in agenda i pezzi di quel pazzo puzzle che è la mia vita lavorativa quando, d’un tratto, mi sono imbattuto in una notizia.

Sulla barra dei feed che sovrasta la mia posta elettronica è comparso “ELEZIONI/ DE MITA: CRITERI CANDIDATURE PD UN INSULTO, ME NE VADO”.

Ora, fermi un attimo. Punto primo io pensavo, anzi speravo, che gente come De Mita non avesse nulla a che fare col PD. Secondo, mi sembra il minimo che se un partito si dà delle regole (tre mandati parlamentari, contro gli undici del buon Ciriaco) vengano fatte rispettare.

A ruota è arrivato poi l’annuncio della rinuncia alla candidatura da parte di Visco. E anche qui mi sembra davvero il minimo dopo la vicenda Speciale.

Chissà se pure Bassolino avrà il coraggio di farsi da parte. Anche se un suo ritiro volontario sarebbe un peccato, visto che per come ha gestito da Commisario la vicenda rifiuti in Campania sarebbe da cacciare a pedate.

Un partito senza De Mita e altri impresentabili? Si può fare 🙂

Abbiate pietà dei lettori

C’è un cassetto della mia scrivania, nella redazione del Corriere Cesenate, che ha accolto per lungo tempo i testi di molti collaboratori, e non, del giornale.

Vi si trova, tutt’oggi, una cartellina scottante da me intitolata “Crimini giornalistici contro l’umanità. Tutto ciò che non avremmo mai voluto veder pubblicato… e infatti abbiamo cestinato“.

Una raccolta di pezzi immondi, dai deliri di giovani collaboratori ai rari strafalcioni di giornalisti più navigati, passando per impresentabili lettere dei lettori. Quasi tutti vi sono finiti, generalmente, non per banali errori ortografici o grammaticali, ma per veri e affronti al giornalismo e alle sue “regole”.

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